Le tematiche ambientali e, di riflesso, quelle di fiscalità ambientale sono in cima anche all'agenda europea. A giugno 2018 si è conclusa una consultazione lanciata dalla Commissione Ue dedicata alla tassazione dell'energia, con l'obiettivo di raccogliere informazioni e dati, sulla concreata applicazione della direttiva in materia, ad oggi però i risultati non sono ancora stati diffusi. Si tratta di un tassello della molto più vasta strategia di contrasto "fiscale" all'inquinamento e ai cambiamenti climatici che si focalizza in questo momento sui permessi di emissioni dei gas a effetto serra (Eu Ets), i cui proventi dovrebbero confluire per il 20% nelle risorse proprie previste del prossimo bilancio settennale dell'Ue, ma soprattutto sulla plastica.
Plastica: nemico e, intanto, risorsa
Oltre 7 miliardi di euro, infatti, potrebbero entrare nelle casse dell'Unione Europea se venisse approvata con il budget 2021-2027 la proposta di istituire una tassa sugli imballaggi non riciclabili. Questo intervento camminerebbe di pari passo con la direttiva proposta dalla Commissione Ue per contrastare l'uso della plastica usa e getta, che mira a dimezzare l'inquinamento nei nostri mari. La Strategia europea sulla plastica prevede, tra le varie misure, l'obbligo per i produttori di sacchetti, di contenitori per alimenti e bevande, di filtri delle sigarette, di salviette umidificate e di palloncini di contribuire all'adeguamento degli impianti, alle spese di gestione e di bonifica dei rifiuti, per un importo stimato dalla Commissione europea in 3,2 miliardi di euro. La leva fiscale è, quindi, solo una delle tante misure pensate dall'Ue in una strategia di lotta sistematica alla plastica, che si è resa necessaria non soltanto per l'evidente situazione critica a livello ambientale, ma anche a seguito della scelta della Cina di chiudere le frontiere all'ingresso dei rifiuti riciclabili provenienti per lo più da Europa, Stati Uniti e Giappone.Cina: inversione di tendenza
La decisione cinese non rappresenta però un fulmine a ciel sereno. Pechino da tempo sta ripensando alla propria politica ambientale e nel 2017 il presidente cinese, Xi Jinping, ha dichiarato, in occasione del Congresso del Partito Comunista, che la Cina dovrà proteggere l'ambiente come ciascuno di noi «protegge i propri occhi».
Una piaga, quella dell'inquinamento, che il governo cinese ha scelto di affrontare anche adottando sistemi di tassazione "green", come ha dichiarato lo scorso gennaio Wang Jinnan, capo dell'Accademia cinese per la pianificazione ambientale, in occasione dell'entrata in vigore dell'Environmental protection tax law. La nuova legge di protezione ambientale, entrata in vigore a gennaio 2018, prevede per le imprese e per le istituzioni pubbliche una tassa calibrata su quanto e come inquinano l'aria e l'acqua. Il carico fiscale si abbatte anche sullo scarico di rifiuti solidi nei terreni e sull'inquinamento acustico, facendo sconti solo a chi investe in tecnologie utili alla riduzione degli agenti inquinanti. Un'operazione che dovrebbe portare nelle casse della Repubblica Popolare Cinese oltre 7,5 miliardi di dollari e che potrebbe contribuire a finanziare le politiche economiche e tecnologiche che il governo di Pechino intende condurre per realizzare a pieno la conservazione e la circolarità nell'uso delle risorse.Per l'Ocse la strada è ancora lunga
Nonostante però le numerose misure messe in campo a livello globale, l'Ocse continua a sottolineare la necessità di spostare il carico fiscale verso la tassazione ambientale. Nel rapporto Taxing Energy use 2018 l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha, infatti, evidenziato come in generale i vari Paesi non stiano ricorrendo abbastanza alle politiche fiscali per contrastare inquinamento e cambiamenti climatici. L'Italia in questo panorama costituisce una positiva eccezione, almeno per quanto riguarda la tassazione delle emissioni di anidride carbonica nel settore del trasporto su strada e quella dei prodotti petroliferi. La sola benzina vale 322 euro per tonnellata di Co2, mentre il diesel sconta una tassa di 232 euro per tonnellata di Co2. La fiscalità ambientale nel nostro Paese non è però solo onere. La lotta all'inquinamento si traduce anche in crediti d'imposta per le imprese che acquistano plastiche riciclate, previsti dalla legge di bilancio 2018, in incentivi fiscali per il risparmio energetico e, sulla base delle dichiarazioni dell'attuale ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, la leva fiscale dovrebbe presto essere utilizzata anche per ridurre il costo dei prodotti senza plastica e per incentivare l'uso dei mezzi elettrici. DA FISCO OGGI.