L'ultimo lavoro dell'Amministrazione finanziaria neozelandese, dedicato alla digitalizzazione completa di servizi e procedure, è un passo ulteriore nel quadro della nuova governance fisco-cittadini inaugurata nel 2021, in base alla quale le Entrate s'impegnano a pubblicare e render noti in largo anticipo documenti e progetti sul fisco che verrà. In particolare, il documento di cui ci occupiamo oggi è intitolato "L'Amministrazione fiscale in un mondo digitale" (Tax administration in a digital world), un elaborato che fissa alcuni traguardi per migliorare ulteriormente e per completare il processo di trasformazione digitale e in senso sempre più "aziendale" dell'Agenzia delle entrate neozelandese. Passiamo ora ad approfondire i pro e anche i contro d'una accelerazione sul digitale.
Perché passare al digitale?
L'evidenza è che la tecnologia si sta muovendo rapidamente, allontanando la carta a favore di procedure completamente digitali, dall'inizio fino alla loro chiusura. Oggi, il digitale è il "sistema naturale" per il privato come per il pubblico. Le Entrate neozelandesi osservano in particolare come per le aziende completamente digitali, i calcoli fiscali possono essere incorporati in software di contabilità e transazione specifici, rendendo l'adempimento fiscale un processo automatizzato e quindi riducendo i costi di compliance. Naturalmente, si tratta d'un cambio di paradigma sia per i contribuenti che per l'amministrazione fiscale. Numerosi sono i potenziali vantaggi garantiti da una "completa" digitalizzazione del sistema fiscale. Tra questi: una migliore compliance facilitata dalla semplicità nel pagare le imposte dovute; al contempo, il digitale rende più difficile per i contribuenti sbagliare o manipolare i dati. Inoltre minori costi di compliance, stress e rischi per i contribuenti cui si sovrappongono minori costi di amministrazione per l'Agenzia delle entrate. E ancora, creare valore e ingenerare in tutta l'economia, attraverso processi più efficienti, uno stimolo all'innovazione.
Per ottenere questi risultati, l'Agenzia delle entrate neozelandese ritiene che il sistema fiscale esistente dovrà essere adattato e la legislazione semplificata per consentire processi ancora più digitali.
Semplificazione, il passaporto sempre valido per progettare qualunque miglioramento
Nel mondo digitale, i dati sono costano poco, le persone invece no. Questo capovolge la visione tradizionale del lavoro. L'Agenzia delle entrate della Nuova Zelanda, vede in questo nuovo paradigma un incentivo a passare a processi fiscali automatizzati che non necessitano dell'intervento umano, il che significherebbe generalmente eliminare giudizi complessi, e all'adozione di regole fiscali che non richiedono la stessa precisione nella determinazione delle passività fiscali. Il costo della completa accuratezza, tramite l'intervento umano, supera l'imposta risparmiata (dai contribuenti) o riscossa (dall'Agenzia delle entrate). Questa semplificazione del sistema fiscale (e delle politiche sociali) richiederà modifiche in diversi settori, tra cui una legislazione ad hoc sull'automazione con sistemi esterni, Intelligenza Artificiale, e la contestuale semplificazione delle dichiarazioni dei redditi di fine anno, inclusa una maggiore flessibilità per il contribuente riguardo le regole di cassa, accantonamento e sui piani di ammortamento dei beni. Naturalmente, anche i sistemi di pagamento delle imposte dovranno essere innovati nel segno del digitale. Tutto questo vedrà crescere il ruolo degli intermediari nell'assistere i contribuenti nell'adempimento e nella determinazione delle passività fiscali.
I contro
Abbiamo passato in rassegna le considerazioni che supportano la scelta digitale tout court. Ma, come puntualizzano le Entrate neozelandesi, un mondo più digitale funziona bene per coloro che sono già in grado di abbracciare queste tecnologie. Può invece creare barriere per chi non può o vuole partecipare ad un tale processo. In particolare, l'esclusione digitale sorgerà per coloro che non hanno accesso a servizi digitali e dispositivi, per mancanza di abilità nell'usarli, o di motivazione e fiducia per operare attraverso canali digitali. Il governo neozelandese stima che una persona su cinque è carente sotto il profilo digitale e rischia di non essere incluso digitalmente. Vi sono poi gruppi di persone che hanno meno probabilità di essere digitalmente inclusi per vari motivi: coloro che vivono in alloggi sociali fatiscenti, gli individui con disabilità, coloro che vivono in grandi agglomerati di campagna, i Maori ad esempio, i membri più anziani della società e chi è escluso dalla forza lavoro. Inoltre, il medesimo disagio potrebbe essere vissuto dalle piccole e micro-imprese, più indietro sui processi di digitalizzazione rispetto a grandi aziende e professionisti. Un ulteriore punto critico è costituito dall'impulso sulla raccolta dati dei contribuenti e sulla loro condivisione. È un fattore tipico della digitalizzazione che però nutrirà una serie di preoccupazioni in merito alla sicurezza, alla privacy e all'uso di tali dati e l'Agenzia delle entrate dovrà essere molto chiara su come proteggerà i contribuenti garantendo una soddisfacente tutela della privacy.
Dunque, ricapitolando, esistono dei vantaggi incontrovertibili, permangono però anche dei rischi rispetto all'adozione d'un programma di digitalizzazione completo e rafforzato. Vedremo in futuro come queste linee guida iniziali saranno calate nella realtà e con quali accorgimenti. DA FISCO OGGI