Monopoli, concentrazione industriale e disuguaglianze

26.01.2022

DAL BLOG DOTT. ARTURO GULINELLI. Spesso la teoria economica mainstream ha commentato e ritenuto la disuguaglianza nella distribuzione del reddito (e della ricchezza) come necessaria perché in grado di attivare un sano processo di competizione che spinge gli individui a "migliorarsi" per emergere e crescere.

Niente di più sbagliato.

Poi ci sono autori illuminati (vedi Mordecai Kurtz - On the Formation of Capital and Wealth: IT, Monopoly Power and Rising Inequality - Mordecai Kurz, Stanford University June 2017) che nei propri studi hanno provato a declinare le varie motivazioni e origini della disuguaglianza, ricordandoci che è aumentata notevolmente sin dagli anni '70 (Piketty e Saez 2003). E più aumentava la disuguaglianza più i salari reali crescevano lentamente (soprattutto rispetto all'incremento della produttività). Molte sono le cause ma spesso vengono attribuite alla cattiva azione dei governi e alle cattive politiche fiscali.

Non è molto investigato il potere monopolistico come causa potenziale, o meglio quando è preso in considerazioni, ci ricorda Kurz, la visione tipica è che nelle economie avanzate derivi o dal governo istituzionale che lo concede a ricchi sostenitori (nei paesi in via di sviluppo) o da istituzioni inefficienti che non riescono a far rispettare le leggi contro il comportamento anticoncorrenziale.

Nel suo lavoro del 2017 Kurz spiega la disuguaglianza come conseguenza della crescita del potere monopolistico e la crescita dei monopoli sarebbe causata dalla rivoluzione dell'Information Technology (IT). L'autore ci ricorda che gli effetti dell'IT sui mercati del lavoro tramite l'automazione e il commercio sono ben noti (Acemoglu e Restrepo 2017). La novità teorica suggerita da Kurz sta nel dimostrare che il progresso tecnologico (anche neutrale) ha un grande effetto sulla distribuzione, non solo sulla crescita, a causa del fatto che l'IT aumenta il potere monopolistico. Generalmente le principali ondate di innovazione causano un aumento del potere monopolistico (potere di influenzare la redditività di un'impresa mediante la creazione di monopoli), una crescita dei profitti e della ricchezza, mentre il rallentamento dei tassi di innovazione causa un rallentamento o una diminuzione del potere monopolistico, quindi il reddito e la distribuzione della ricchezza fluttuano con i tassi di cambiamento tecnologico.

Il nostro ragionamento si compone di cinque passaggi. Nel primo si procede ad una valutazione delle attività dimostrando l'ascesa del potere monopolistico e mostrando che la ricchezza "in eccesso" è cresciuta notevolmente dagli anni '70, raggiungendo l'82% del valore di tutte le attività finanziarie (azioni sul mercato) e negli ultimi 40 anni è cresciuta più velocemente del capitale. Ci sono altre spiegazioni per la ricchezza in eccesso (che è cioè più grande della crescita del capitale), ma un forte aumento del potere monopolistico è secondo Kurz l'unica spiegazione plausibile per tale ricchezza in eccesso. Nel secondo passaggio viene testata l'ipotesi che il surplus di ricchezza sia associato alle imprese trasformate dall'IT, stabilendo un legame empirico dell'IT con il potere di monopolio e questo perché i profitti del monopolio derivano da una concorrenza limitata. il terzo passaggio teorizza e spiega quali sono le proprietà dell'IT che consentono la costruzione di barriere all'ingresso e facilitano il loro mantenimento e, una volta stabilito un potere di monopolio, supportano l'espansione e consolidamento di quel potere. Il quarto passaggio mostra perché il potere monopolistico causa un aumento della disuguaglianza funzionale e spiega le proprietà uniche dell'IT che causano anche un aumento della disuguaglianza personale. L'ultimo passaggio è dedicato alla costruzione di un modello di crescita con potere monopolistico, che ne studia gli effetti macroeconomici e mostra che la crescita del potere monopolistico spiega i fatti empirici indicati in precedenza. Il lavoro vuole dimostrare che l'aumento del potere monopolistico spiega l'aumento della quota dei profitti del monopolio - con quote in calo dei redditi da lavoro e da capitale - raggiungendo il 23% del reddito delle imprese non finanziarie nel 2015, e inoltre comprime la crescita della produzione e dei salari e ha altre implicazioni macroeconomiche.

Kurz esaminando I dati per il periodo che va dal 1950 al 2015 giunge alla conclusione che, sebbene la rivoluzione informatica abbia migliorato gli standard di vita, ha anche causato un aumento delle disuguaglianze con altri effetti economici negativi. Il meccanismo alla base della tesi dell'autore nasce dall'osservazione economica e dalla circostanza che, per appropriarsi dei guadagni derivanti dalle loro innovazioni, qualcuno (il mercato e le istituzioni) concede agli innovatori il potere di monopolio sui prodotti o sui processi che risultano dalle loro innovazioni. Ma un aumento generale del potere monopolistico cambia la distribuzione del reddito. Viene ipotizzato che i risultati relativi all'IT possono essere generalizzati nel seguente modo: tutte le principali ondate di innovazione causano un aumento del potere monopolistico e quote crescenti dei profitti monopolistici nel reddito nazionale, ma quando le ondate di innovazioni rallentano, il potere monopolistico diminuisce, causando un calo della disuguaglianza. La relazione strutturale tra ondate di innovazioni e disuguaglianza dipende da altri fattori come il potere del lavoro organizzato, le imposte sul reddito e la natura dell'ondata di innovazione stessa.

Dato che l'IT ha avuto un forte effetto sulla distribuzione, se la nostra congettura è corretta, allora non stiamo osservando un'economia in uno stato stazionario approssimativo o addirittura vicino allo stato stazionario. Quello che sappiamo dell'attuale fase del processo è che durante l'ondata di innovazioni del 1980-2015, l'aumento del potere monopolistico ha fatto sì che il tasso di crescita della ricchezza superasse del 2,43% il tasso di crescita dell'economia e questo spiega il drastico aumento della disuguaglianza durante questo periodo. La prospettiva di Kurz è disallineata dalla visione di T. Piketty (2014) ovvero del processo della ricchezza che si accumula attraverso un lungo processo intergenerazionale in cui il tasso di rendimento dei beni familiari (rendimenti essenzialmente finanziari) supera il tasso di crescita dell'economia, causando un aumento della disuguaglianza di ricchezza. Il processo di accumulazione descritto nel paper del 2017 dall'autore mostra che la creazione di ricchezza nel periodo 1950-2015 ha poco a che fare con l'accumulazione intergenerazionale e riflette principalmente l'aumento della ricchezza individuale reso possibile dalle innovazioni basate sull'IT insieme al rapido declino della ricchezza creata nei settori più vecchi come ferrovie, automobili, acciaio, ecc.

Viene messo in discussione le previsioni oscure previste da Piketty (2014), motivate un modello di società in cui la terra dinastica (non suddivisa per eredità) è la principale forma di ricchezza. L'analisi di Kurz contraddice la previsione di Piketty di una crescente stratificazione sociale come nel diciannovesimo secolo poiché l'aumento del surplus non è associato al trasferimento di ricchezza intergenerazionale all'interno di un insieme fisso di dinastie con ricchezza crescente attraverso un alto tasso di risparmio. L'analisi mostra che il rapido movimento della ricchezza è causato dalla tecnologia. Questa ricchezza si trasforma da un gruppo di proprietari di patrimoni monopolistici al successivo insieme di innovatori, che possono essere giovani ma non membri della stessa famiglia. Gli effetti più oscuri della rivoluzione informatica stanno cominciando solo lentamente a farsi notare dal grande pubblico. Kurz ritiene che sia necessaria una legislazione più attenta per affrontare i problemi derivanti dalle imprese private che scambiano informazioni private dei propri clienti e il potenziale sovversivo dei social network che devono essere regolamentati poiché sono servizi pubblici ma con proprietà privata. La questione più fondamentale della distribuzione del reddito non può essere affrontata efficacemente dalla tassazione delle società o dalla tassazione del patrimonio poiché questi due influiscono sugli incentivi delle imprese a localizzare o innovare. L'analisi mostra che una tassazione ottimale richiede una tassazione sul reddito più progressiva con aliquote marginali molto più elevate sul reddito da dividendi e plusvalenze ricevute dai detentori di titoli, la maggior parte delle quali sono in realtà guadagni di monopolio. Inoltre, devono essere applicate restrizioni molto più severe alla ricchezza che sfugge alla tassazione tramite istituzioni senza scopo di lucro.

Personalmente ritengo valide le conclusioni di Kurz e tra le altre cose anche se per vie diverse un lavoro del 2020 di David Autor et al giunge ad analoghe conclusioni seppur muovendo da fini e stime diverse.

Autor sostiene che le imprese sempre più grandi siano fonte di rendite monopolistiche che erodono la quota dei salari sui redditi totali, generando concentrazione industriale. Il modello del paper del 2020, evidenzia come i cambiamenti tecnologici danno vantaggi alle aziende più produttive in molti settori. La concentrazione delle vendite è in aumento in una vasta gamma di settori, le industrie in cui la concentrazione è aumentata di più mostrano i cali più marcati della quota di lavoro. In terzo luogo, il calo della quota di lavoro ha un'importante componente di riallocazione tra le imprese (tra manifattura e servizi). In quarto luogo, questa riallocazione tra imprese della quota di lavoro è maggiore nei settori che si stanno maggiormente concentrando. Inoltre, i markup aggregati sono aumentati soprattutto nelle imprese più grandi. Una serie finale di risultati mostra che la crescita della concentrazione è sproporzionatamente evidente nelle industrie che stanno vivendo un cambiamento tecnico più rapido misurato dalla crescita dell'intensità dei brevetti o della produttività totale dei fattori, suggerendo che il dinamismo tecnologico, piuttosto che semplicemente le forze anticoncorrenziali, è un fattore importante sebbene probabilmente non l'unico di questa tendenza.

Resta fermo che l'analisi di Piketty è di grande pregio nell'evidenziare che nei paesi sviluppati la riduzione dei tassi di crescita, avvicinandosi ad uno stato stazionario, producono distorsioni nell'accumulazione di ricchezza e la crescita della ricchezza ha effetti anche sul reddito.

Quindi per ridurre le disuguaglianze occorre una normativa che rafforza la concorrenza e una tassazione come sostiene Kurz che deve essere sempre più progressiva, ma non si può non prendere in considerazione la trasmissione tra generazioni di beni.