L'economia del 2023 e l'andamento passato degli scambi internazionali
Come andrà l'economia mondiale nel 2023?. Intanto occorre dire che con un conflitto in atto e con l'inflazione ancora presente, anche se in rallentamento, ogni previsione rischierebbe di non essere totalmente attendibile.
Il fondo monetario internazionale vede delle nubi all'orizzonte e prevede una crescita inferiore al 3% del PIL mondiale (2,7% per l'esattezza) in calo rispetto alla precedenti previsioni e in assoluto uno degli anni con una crescita più bassa da inizio millennio. La Cina è ingolfata con la gestione del Covid 19, i prezzi delle materie prime e dell'energia stanno rallentando ma riportare l'inflazione in un terreno di normalità non sarà facile e veloce. L'FMI prevede anche che in molti dei paesi esaminati nel 2023, in oltre i due terzi, si potrebbe registrare tra fine 2022 e inizio 2023 una recessione. Il PIL mondiale del 2021 era cresciuto quasi del 6%. L'economia aveva recuperato il down causato dalla diffusione del Covid 19 che nel 2020 aveva provocato strozzature dal lato dell'offerta e calo della domanda, generalizzati.
Poi il conflitto in Ucraina ha fatto esplodere tensioni sulle materie prime, che erano già presenti nell'ultima parte del 2021, causando una frenata dell'economia, del commercio mondiale e la crescita di un'inflazione ancora non totalmente sconfitta.
In questa contingenza internazionale le economie sviluppate e in via di sviluppo si sono trovate a dover fare i conti con una nuova normalità, possibile recessione, strozzature dal lato dell'offerta, disagio economico di intere filiere produtive.
E nel frattempo i debiti privati sono stati stressati dall'aumento dei tassi e la sostenibilità del debito di molte imprese private è messa a dura prova. Il mercato immobiliare cinese è un bell'esempio di difficoltà e di transizione verso una nuova normalità. I crediti non performanti sono cresciuti. E l'aumento dei tassi di interesse come detto non aiuterà il contenimento degli NPL anzi. Si possono ritardare le politiche di vigilanza di Basilea? Forse per aiutare la banche, ma questo potrebbe razionare comunque il credito in futuro e far scoppiare nuove bolle.
Sul fronte del commercio internazionale un documento recente del WTO ci dice qualcosa sul commercio mondiale, come sono andate le cose nel 2021 e nella prima metà del 2022 e anche alcune tendenze in tema di interscambi,
Il WTO ci ricorda che il commercio globale di merci è cresciuto del 26% in termini di valore nel 2021 rispetto al periodo "nero" del Covid 19, con aumenti di prezzi medi stimati del 15% che rappresentano la differenza rispetto all'aumento del 9,8% dei volumi globali di commercio di merci. Una crescita particolarmente forte è stata osservata per i principali input manifatturieri come ferro e acciaio (+60%) e prodotti chimici (+26%). Segno che certe tensioni sui prezzi di alcuni beni erano già in atto prima dello scoppio della guerra in Ucraina.
Il valore del commercio mondiale di prodotti farmaceutici e apparecchiature per ufficio e telecomunicazioni è stato fino a 1,3 volte superiore nel 2021 rispetto al 2019, prima della pandemia, principalmente a causa dell'elevata domanda di vaccini COVID-19 e dell'aumento del lavoro a distanza. Il commercio mondiale di servizi commerciali è aumentato del 16% su base annua nel 2021, sostenuto dalla ripresa della domanda di servizi di trasporto (+35%) e dalla resilienza di altri servizi (+12%), compresi i servizi finanziari e gli altri servizi alle imprese, il tutto favorito dalla crescita e diffusione delle tecnologie digitali.
I servizi forniti digitalmente, fondamentali per il lavoro a distanza, l'apprendimento e l'intrattenimento, sono stati stimati a 3,71 trilioni di dollari nel 2021, il 30% in più rispetto ai livelli del 2019. Sul fronte invece dei servizi turistici nonostante la crescita positiva anno su anno, le spese relative ai viaggi sono rimaste del 57% al di sotto dei livelli del 2019, poiché le restrizioni di viaggio sono state allentate solo parzialmente durante l'anno. Di conseguenza, il commercio totale di servizi è rimasto del 5% al di sotto dei livelli pre-pandemia. Le esportazioni di servizi commerciali dei paesi meno sviluppati sono rimaste indietro rispetto ai flussi relativi alle merci e data la quota relativamente piccola di servizi nel paniere delle esportazioni dei paesi meno sviluppati, la quota di questi paesi nelle esportazioni mondiali di beni e servizi è rimasta allo 0,93% nel 2020 e 2021. Questo significa che il miglioramento dell'integrazione dei paesi meno sviluppati nel sistema commerciale mondiale rimane una priorità, con ruoli importanti per gli aiuti per il commercio e per le iniziative di sviluppo delle capacità in materia di infrastrutture digitali e governance, onde evitare una globalizzazione ingiusta.
Il commercio di beni intermedi ha registrato un aumento del 28% su base annua in termini di valore nel 2021, seguito da una crescita stimata del 10% nel primo trimestre del 2022. Nonostante le difficoltà nelle catene di approvvigionamento globali come la congestione dei porti, la carenza di componenti e manodopera e l'aumento dei costi operativi, la quota di beni intermedi nelle esportazioni mondiali (esclusi i combustibili) è rimasta al suo livello tendenziale di lungo periodo, ovvero di poco superiore al 50 per cento, suggerendo che le catene di approvvigionamento hanno subito un ridimensionamento ma non su vasta scala, seppure il contesto delle sanzioni e della guerra stiano in parte modificando le rotte di alcuni commerci e inducono e indurranno sempre più i paesi sviluppati ad accorciare alcune filiere.
Il futuro è davanti a noi, le incertezze sono ancora all'orizzonte e la durata del conflitto in Ucraina non aiuta il mondo a rimettersi su un percorso di crescita inclusivo, ambientalmente equilibrato e soprattutto giusto.
DOTT. ARTURO GULINELLI