
Democrazia, cooperazione e sviluppo umano - di Arturo Gulinelli
Il corso che l'economia globale sta assumendo, dopo l'insediamento del nuovo presidente statunitense, desta molte preoccupazioni. L'approccio collaborativo e multilaterale che ha contraddistinto la politica estera ed economica americana negli ultimi decenni sembra virare verso un nuovo paradigma dalle sembianze apparentemente autarchiche, in una logica in cui al diritto e alla cooperazione si contrappongono lo scontro e le minacce, in una rudimentale applicazione della teoria dei giochi.
Il commercio internazionale seppur non esente da limiti e critiche, in particolar modo per la contrazione industriale e occupazionale a cui sono stati esposti alcuni settori produttivi nei paesi sviluppati, presenta invero diversi vantaggi. Il commercio può condurre ad una crescita della produttività, soprattutto per i settori e i paesi impegnati e coinvolti nelle catene del valore globali. Le connessioni internazionali tra imprese consentono ai paesi di specializzarsi nella produzione di un singolo componente, piuttosto che nella produzione dell'intero prodotto. Gli scambi commerciali e la partecipazione alle catene globali del valore hanno consentito la condivisione della tecnologia, permettendo a molti paesi di poter aumentare la propria competitività anche grazie agli investimenti esteri. In generale il commercio internazionale è anche promotore dello sviluppo sociale tra paesi e della condivisione di iniziative che non riguardano solo l'economia ma che avvicinano popoli e paesi verso obiettivi importanti in tema di cultura, salute, benessere, riduzione delle disuguaglianze, valorizzazione di beni comuni e preservazione ambientale.
Più in generale, una buona cooperazione sociale ed economica consente di governare i processi di trasformazione in atto nella società e nell'economia e il suo successo dipende in una certa misura dal fatto che gli stati nazionali antepongano le preoccupazioni globali e la tutela del bene comune ai propri interessi di breve termine. La cooperazione promuove lo sviluppo economico dei paesi più deboli garantendo possibilità di crescita ed ostacolando i processi migratori, sospendere gli aiuti come pensano di fare gli USA è certo controproducente, oltre che in antitesi con le buone pratiche promosse dal diritto umanitario internazionale che assicurano la protezione degli individui. L'obiettivo principale della cooperazione e dello sviluppo economico è quello di aiutare la crescita sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale, dei paesi alleviando la povertà e le disuguaglianze, creando nuovi posti di lavoro e aumentando la produttività. Le misure più rilevanti includono l'integrazione dei paesi partner nell'economia globale e il rafforzamento della competitività dei loro mercati nazionali. Queste prassi riducono la povertà e possono assicurare sviluppo anche ai paesi ricchi che nel tempo diventano partner commerciali di quelli sovvenzionati, sempre in una logica di non sfruttamento ma di leale collaborazione. Tornare a politiche e logiche del tutti contro tutti non condurrà l'umanità molto lontano.
A questo punto, in un'epoca in cui l'idea verticistica (top-down) del potere sembra molto in voga, dobbiamo chiederci se la cooperazione e soprattutto se la democrazia possono influenzare le performance economiche e sociali di un paese e quindi se un regime politico democratico possa essere più congegnale di altri.
Se ci limitassimo alla variazione positiva del PIL potremmo notare che alcune forme di governo non democratiche, come talune dittature o democrazie incompiute, registrano performance migliori di altre che magari sono rappresentate da istituzioni e governi democratici; pertanto, non possiamo limitare l'analisi al solo aspetto economico e produttivo.
Intanto vediamo quali sono le democrazie più evolute; a questo proposito possiamo usare l'indice messo a punto dall'Economist Intelligence Unit che compila e pubblica un rapporto annuale denominato Democracy Index, che misura lo stato della democrazia, verificando le istituzioni di molti paesi del mondo.
Per farlo elabora un indice che analizza le caratteristiche dei vari paesi e utilizza alcuni indicatori funzionali ad assegnare un punteggio alla democrazia di ciascun paese; gli elementi messi sotto osservazione sono: il processo elettorale; il pluralismo; la forma di governo e la sua efficienza nella gestione della cosa pubblica; la partecipazione politica dei cittadini; la cultura politica e l'ambiente; le libertà civili.
Un punteggio indice compreso tra 8,01 e 10 indica una piena democrazia, mentre i paesi che rientrano tra 6,01 e 8,01 sono considerati democrazie imperfette. I paesi che ottengono punteggi inferiori all'indice rispetto a 6,01 non sono considerati democrazie. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno conseguito un punteggio dell'indice di democrazia di 7,85, che la qualifica come una democrazia imperfetta e questo nell'era Biden; è probabile che nelle prossime rilevazioni questo indice possa scendere. Mentre gli Stati Uniti hanno ottenuto punteggi elevati nel processo elettorale/pluralismo (9,17 su 10), il paese ha ottenuto punteggi bassi nella valutazione del governo (6,43) e nella cultura politica (6,25). La Norvegia ha il punteggio di democrazia più alto al mondo, con un 9,81, con 10 perfetti nel processo elettorale, nella partecipazione e nella cultura politica. Il secondo della lista è Nuova Zelanda, con 9,61 su 10, il terzo punteggio democratico più alto al mondo (9,45) appartiene all'Islanda. Il Paese vanta un 10 per il processo elettorale e il pluralismo e 9,71 per le libertà civili, che è il secondo punteggio più alto nella categoria. La Svezia arriva quarta nella classifica dell'indice di democrazia con un punteggio di 9,39, vantando un punteggio di 10 per quanto riguarda la cultura politica. La Finlandia ha un punteggio leggermente inferiore pari a 9,30, in parte a causa di un punteggio basso sulla partecipazione politica. Un po' al di sotto c'è la Danimarca, con un punteggio democratico di 9,28 su 10.
Se ci fossimo fermati, ad esempio, alla mera questione del PIL e, quindi, ad una visione puramente economica e avessimo ad esempio scelto a caso un paese, tipo il Kuwait, avremmo potuto notare che da circa 25 anni il prodotto interno lordo di questo stato tende a crescere; ma se avessimo allargato il campo di osservazione andando ad esaminare il punteggio del Democracy Index del 2023, pubblicato nel 2024, avremmo visto che è molto basso con un valore registrato di 3,5 (e per giunta in diminuzione rispetto al valore del 2022). Quindi la ricchezza non associata ai diritti dei cittadini e all'esercizio e alla partecipazione alla vita sociale e politica non è garanzia di vero sviluppo umano e di crescita.
Proprio parlando di sviluppo umano nel tempo gli economisti hanno sviluppato un indice che permette di sintetizzarlo in un valore; proprio a questo proposito è stato creato L'ISU (Indice di Sviluppo Umano) per evidenziare che la crescita di un paese è essenzialmente e indissolubilmente legata allo sviluppo che le persone possono fare, migliorando le loro capacità e la qualità della vita. Un ambito di indagine che introietta parametri e variabili anche qualitative e non solo economiche e numeriche.
L'indice misura diversi aspetti della vita, sostanzialmente in tre ambiti; la salute che consente di condurre un'esistenza lunga e sana, la formazione che permette di avere una conoscenza approfondita anche per poter lavorare, e il reddito per avere un tenore di vita dignitoso. L'ISU è la media geometrica degli indici normalizzati per ciascuna delle tre dimensioni (scolarizzazione, salute, reddito).
La dimensione sanitaria è valutata misurando la speranza di vita alla nascita, la dimensione educativa è determinata in base agli anni di scolarizzazione degli adulti di età pari o superiore a 25 anni e agli anni di scolarizzazione previsti per i bambini che entrano in età scolare. La dimensione del tenore di vita è in funzione del reddito nazionale lordo pro capite.
Se ci pensiamo bene possiamo dire che in fondo la vera democrazia si esprime nella possibilità di partecipazione degli individui alla vita sociale e politica di un paese e nella possibilità di assicurare una crescita culturale, in condizioni di salute: rileva anche il reddito dei cittadini ma non è l'unico aspetto. Una vera democrazia consente lo sviluppo delle persone. Secondo A. Sen, premio Nobel per l'economia, lo sviluppo richiede la rimozione delle cause che ostacolano le libertà, tra le quali: la povertà, la tirannia, le privazioni sociali, la mancanza di iniziative assistenziali pubbliche, la repressione governativa, la mancanza di cure. E lo sviluppo è garantito dalle istituzioni democratiche che assicurano la difesa dei diritti umani. Quindi, il nesso tra sviluppo umano e democrazia è forte e presente.
Se ci riferiamo ai punteggi assegnati dall'Economist Intelligence Unit ai vari paesi come rilevati nel 2023 queste sono le prime posizioni per l'indice di sviluppo umano:
1 Svizzera punteggio anno 2022 0.967
2 Norvegia punteggio anno 2022 0.966
3 Islanda punteggio anno 2022 0.959
4 Hong Kong, China (SAR) punteggio anno 2022 0.956
5 Danimarca punteggio anno 2022 0.952
5 Svezia punteggio anno 2022 0.952
7 Germania punteggio anno 2022 0.950
7 Irlanda punteggio anno 2022 0.950
8 Singapore punteggio anno 2022 0.949
9 Australia punteggio anno 2022 0.946
9 Olanda punteggio anno 2022 0.946
Con l'eccezione dell'Australia, di Honk Hong e di Singapore gli altri sono tutti paesi Europei; gli Stati Uniti sono al ventesimo posto e purtroppo l'Italia è al trentesimo. Il Kuwait per tornare all'esempio di prima è in quarantanovesima posizione. I paesi oggetto dell'indagine sono 192. In Europa si vive meglio e il reddito è solo una variabile. Il benessere e lo sviluppo dipendono da molti fattori.
Volendo riassumere possiamo affermare che:
- il commercio internazionale, in un quadro di regole condivise e leali assicura una migliore integrazione dei paesi e garantisce l'emersione dalla povertà dei paesi poveri;
- la cooperazione internazionale e i programmi di aiuti internazionali permettono di contrastare la povertà, riducendo i flussi migratori e mitigando situazioni di emergenza. La cooperazione avvicina i popoli e le culture;
- Il reddito prodotto non è una variabile in grado di assicurare da sola una valida manifestazione di sviluppo umano e di condizioni di benessere individuale;
- lo sviluppo delle persone è legato ad altre variabili, oltre al reddito, tra cui la formazione, la salute, la garanzia di libertà, l'esercizio dei propri diritti;
- lo sviluppo umano è meglio tutelato e assicurato nei paesi democratici;
- la democrazia è associata all'esercizio dei diritti civili, sociali ed economici e alla libertà;
Le politiche pubbliche che i paesi devono adottare dovrebbero essere volte a garantire il pieno e libero godimento dei diritti civili, sociali ed economici, permettendo uno sviluppo umano pieno e una cooperazione sociale internazionale associata a politiche di scambio di beni e servizi che rispondono a criteri di leale collaborazione economica e istituzionale. L'esatto contrario di quanto sta facendo, per quanto leggiamo e sentiamo, in alcuni ambiti la nuova amministrazione statunitense. Che tra le altre cose sembra rifarsi ad una brutta copia della teoria dei giochi, ispirata dall'idea che sia saggio avanzare continue minacce verso gli altri paesi. Minacce che spesso sono contraddette e smentite, nel giro di poche ore (come i dazi al Messico), dai fatti, rendendo farseschi alcuni annunci.